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Il Festival della Pastorizia 2022, per me, ha la genuinità di Elia: dodici anni, di Settefrati. Quando gli chiedo cosa vuole fare da grande, mi risponde «l’agricoltore e il pastore».
Elia munge a mano pecore e capre, cammina per i sentieri con fare esperto e mi confida che vorrebbe un pavone, solo che gliel’hanno promesso come regalo per quando compirà diciotto anni.
«E quindi devi aspettare altri sei anni per averlo?», gli chiedo pensando ai regali di diciotto anni che ricevono i ragazzi di città.
«Eh sì, vabbè passano presto», mi risponde, con quel suo fare quasi da saggio.
Ci cammino per un po’, lungo il sentiero che ci conduce sui passi del pastore, e le sue parole sono vere, genuine. Non si dispera, non si impunta, se gli hanno detto che glielo regaleranno a diciotto anni un motivo ci sarà. Lui per il momento vuole studiare e fare il pastore, vuole andare a scuola e fare il contadino. Il resto non gli interessa.
Ecco. Se dovessi portare a casa una cartolina del Festival della Pastorizia 2022 sceglierei sicuramente gli occhi di Elia. Sguardo pulito, educato e dignitoso. Vuole fare il pastore e gli riesce bene. La mattina, prima di partire con il gregge, l’ho visto mungere. Senza paura, con piglio deciso, si è messo lì e ha mostrato agli altri come si faceva.
Ovviamente, quasi nessuno è riuscito a ricavare una goccia di latte, ma lui, a dodici anni, ha fatto vedere come si cresce bene in ambienti genuini. Si cresce forti, sani e senza paure immotivate.
Dopo il momento della mungitura, ci siamo messi sui passi del pastore, dove insieme a centinaia di pecore e capre siamo partiti da Picinisco (Prati di Mezzo) e siamo arrivati al Monte Cavallo.
Un’intera a giornata per capire quanto sia importante, ancora oggi, il pascolo.
Durante le pause della passeggiata, il prof. Federico Infascelli e le professoresse Raffaella Tudisco e Piera Iommelli ci hanno spiegato le differenze tra il latte di animali tenuti in stalla e quelli che invece sono liberi di pascolare e di “scegliersi” il cibo, a seconda della necessità e delle stagioni.
È così che il latte resta qualcosa di vivo, perché porta con sé tutti i valori nutrizionali di un’alimentazione sana, variegata e libera.
Picinisco è bella! Già dal pomeriggio gli stand cominciano a popolarsi. La sera, poi, la piazza si riempie e diventa un rifiorir di concerti e di balli, perché senza questo spirito profondamente conviviale non ci sarebbe vera pastorizia.
Gli stand gastronomici li faccio davvero tutti; non potrei mai perdermi lo spezzatino del pastore, la cacio e pepe, gli arrosticini, la pecora alla brace e qualche buon vino della denominazione Atina DOC.
Dormo nel B&B di Loreto e l’indomani mattina l’aria è frizzantina e fresca. C’è anche il venticello e la sveglia non mi è data dal gallo, ma dal suono del campanaccio e dal muggito della vacca della vicina campagna.
Lo so, non è un mondo per tutti e per questo è un mondo destinato a salvarsi, proprio perché non sarà “invaso” dalle inutilità della città.
Fare il pastore significa non avere tempo da perdere sui social; avere una stalla e una campagna significa non avere giorni di festa, ma ciò presuppone che si cerca di trasformare in festa anche i giorni più semplici.
No. Non è un mondo per tutti, perché la genuinità ha un costo: eliminare il superfluo. Per farlo bisogna essere in grado di guardare il cielo, riuscire a vedere le stelle – perché non sono coperte da migliaia di luci – e godere di ciò che il cuore ha davvero bisogno.
Il Festival della Pastorizia 2022 ha il sorriso di Loreto Pacitti che si sveglia alle quattro, si dedica agli animali, all’agriturismo e la sera alla caciosteria in piazza, fino a tardi e poi l’indomani è già pronto di nuovo per dare forma non solo al pecorino di Picinisco DOP e al conciato di San Vittore, ma anche ai suoi sogni che sono gli stessi di un ragazzino, solo perché lui è felice di fare il pastore.
Il Festival della Pastorizia 2022 ha la cura del titolare de “La Locanda di Arturo”, osteria Slow Food di Picinisco, che a fine servizio si siede al bar per spiegarmi il suo modo di cuocere la carne e di come concepisce la sua ristorazione “senza fretta”.
Il Festival della Pastorizia 2022 ha la dolcezza della Crema di Berenice che dal 1946 fa un solo gusto di gelato. Sì, ve l’ho detto prima. Bisogna essere pronti a tornare al genuino: un solo gusto. Solo crema. Ottenuta da latte della Valle di Comino, zucchero e uova. Un solo gusto ma un’infinità di piacere, per quel sapore del buono di una volta, ormai dimenticato.
Il Festival della Pastorizia 2022 ha il sapore del latte di Bartolomucci che fino a quando non proverete non potrete mai dire di aver assaggiato veramente il latte. Pieno, gustoso, cremoso, denso, saporito, ricco di sentori.
Quanta bontà c’è in questo mondo…basterebbe solo tornare ad essere liberi per apprezzarla davvero…
Io ringrazio Dio per avermi fatto toccare da vicino il gusto della genuinità e spero di avervelo trasmesso!
Yuri Buono
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